| VOCI |
| Elena Abbado | Andrea Agostini | Alessandro Anatrini | Paolo Aralla | Pierluigi Basso Fossali | Simone Beneventi | Giovanni Bertelli | Laura Bertolino | Silvia Borzelli | Giuliano Bracci | Daniele Bravi | David Brutti | Fabio Cifariello Ciardi | Valentina Coladonato | Valentino Corvino | Anna D’Errico | Dario D’Orazio | | Francesco Dillon | Nicola Evangelisti | Daniela Fantechi | Francesco Filidei | Federico Gardella | Mario Garuti | Stefano Gervasoni | Daniele Ghisi | Antoine Gindt | Roberta Gottardi | Marco Ignoti | Justé Janulyté | Stefano Lombardi Vallauri | Eric Maestri | | Stefano Malferrari | MDI ensemble | Marco Momi | Keiko Murakami | Lorenzo Pagliei | Francesco Pavan | Chiara Percivati | Filippo Perocco | Luca Piovesan | Georgia Privitera | Aline Privitera | Francesco Prode | Paolo Ravaglia | Michele Marco Rossi | Chiara Saccone | Vincenzo Santarcangelo | Ruben Mattia Santorsa | Andrea Sarto | | Emanuele Torquati | Luca Veggetti | Franco Venturini | Marco Venturuzzo | Francesco Vernero | Giovanni Verrando | Riccardo Wanke | Zero Vocal ensemble | Manuel Zurria |
FEDERICO GARDELLA
- Dialoghi sul comporre rappresenta un momento davvero unico di incontro e di riflessione sulla musica: nel corso di tre intense giornate si intrecciano pensieri, discussioni e concerti in un’atmosfera di reale condivisione, lontana dagli accademismi e vicina alle necessità più profonde di chi pensa, scrive o interpreta la musica di oggi. Si tratta, dunque, di una risorsa preziosa poiché proprio dal dialogo e dal confronto può nascere quel cortocircuito creativo da cui prende forma ogni attività dell’immaginazione: la pluralità di punti di vista e la moltitudine di sguardi che caratterizzano il panorama musicale a noi contemporaneo trovano in Dialoghi sul comporre un luogo ideale in cui potersi esprimere, una “zona franca” della creatività che, mi auguro, possa a lungo rimanere un punto di riferimento per chi, oggi, riflette sulle sorti della musica di domani.
MANUEL ZURRIA
- Brillante l’idea di invitare compositori, interpreti e musicologi di diverse generazioni a confrontarsi tra loro sullo stato della nostra musica. Ne sono scaturite giornate intense, ricche di temi attuali e scottanti che raramente la nostra comunità ha la possibilità di approfondire. Dialoghi sul Comporre versione 3.0 si è svolto a Budrio dal 2 al 4 gennaio 2015, il modo migliore per iniziare un nuovo anno. Ospite di un luogo ideale (le meravigliose Torri dell’Acqua), lontano dalla grande città e confortato dalle amabili cure di Giovanni e Claudia, questo manipolo di musicisti non si è risparmiato nella produzione di conferenze, concerti e momenti d’incontro dalle 10 della mattina a mezzanotte, quasi senza interruzione. E’ stata l’occasione per conoscersi, per mettere a fuoco le estetiche e i lavori che i compositori partecipanti hanno elaborato con passione, ma anche per captare la voglia di espandere i limiti del concerto classico da parte degli interpreti con strumenti auto costruiti (la grancassa sospesa di Simone Beneventi), di piattaforme per l’elaborazione di un sound elettronico site-specific personalizzato (David Brutti), di opere che volontariamente tendono ad esaltare i sensi dell’ascoltatore in condizioni ambientali estreme (il quartetto di Georg Friedrich Haas al buio eseguito stupendamente dal quartetto Maurice), o di idee tematiche particolarmente felici come nel caso del bellissimo concerto/concept di Francesco Dillon ed Emanuele Torquati ispirato al poeta svedese Tomas Tranströmer. E qui vorrei spendere due parole per dire quanto sia importante che un interprete oggi abbia il coraggio di fare delle scelte intelligenti. Il pubblico ha bisogno di ricevere stimoli adeguati per crescere nella qualità delle proposte. D’altronde il nostro compito è anche quello di essere degli operatori culturali nel nostro piccolo ambito e un concerto come quello su Tranströmer mi ha permesso, da spettatore, di acquisire emozioni e informazioni su vari livelli. Ho scoperto un personaggio importante della letteratura (che non conoscevo), ho ascoltato musiche del passato strettamente correlate al poeta e alla sua estetica, altre del presente scritte appositamente per il progetto (bellissimo soprattutto il brano di Silvia Borzelli). Certo mi piacerebbe che questi DIALOGHI fossero più frequenti nel nostro ambiente: servono a creare il senso di una comunità che per troppo tempo non è stata capace di organizzarsi e soprattutto di conoscersi, probabilmente per un atavico e congenito spirito ultra-individualista che ha sempre contraddistinto la specie italica. Al di là delle polemiche, serve una collaborazione da parte di tutti per tentare di ricostruire, di socializzare, di sperimentare, di convogliare questo flusso di energie creative anche e soprattutto grazie alla visione di personalità illuminate come il musicologo Stefano Lombardi Vallauri che ci ha stupito con la lucidità della sua analisi estetica. 1000 DIALOGHI ancora dunque, e grazie a Paolo Aralla per la sua pragmatica volontà di fare, di costruire, di realizzare.
FABIO CIFARIELLO CIARDI
- Quelle di “Dialoghi sul Comporre” sono state tre giornate importanti per molte ragioni, ma soprattutto perché sono stati tre giorni di veri dialoghi: incontri in un'atmosfera resa rilassata da un'accoglienza non solo cordiale ma proprio affettuosa, e ciononostante incontri intensi, di confronto su domande urgenti, brucianti, più che su facili risposte.
Ho respirato un senso di comunità quasi incredibile che spero possa essere fondante anche per il futuro.
Nella latente invisibilità della musica contemporanea per la politica e per molte forme della cultura e della contemporaneità, il dimostrare la capacità di fare comunità mi pare vitale per l'interno, intanto, per noi compositori, per i nostri compagni d'avventura – interpreti, musicologi, appassionati – per vedere meglio dove poggiare il piede e mantenere viva la nostra voglia di camminare. E poi, costruito dall'interno, un sano senso di comunità credo possa essere anche uno strumento di sopravvivenza e azione, perché un collega, un politico o anche solo il così detto “rappresentante della società civile”, posto di fronte ad una comunità, a non interloquire, come spesso sappiamo accadere, un poco rischia.
Per favorire l'osmosi fra le componenti dell'iniziativa possono forse essere stimolanti, in aggiunta a nuovi interventi e concerti, anche ore da destinare a momenti informali di incontro fra i partecipanti, e fra questi e un pubblico di ‘simpatizzanti’: tavole rotonde, allestite con caffé, tè e qualche biscotto, coordinate non tanto da un compositore ma da un musicologo o altro esterno alla ‘categoria’; momenti di collaborazione fra compositori e strumentisti (flash-workshop?) dai quali derivare magari anche delle “conducted improvisations” o altri momenti di coinvolgimento del pubblico, delle scuole, di altri artisti.
Personalmente mi piace l'idea di un work-in-progress che trovi anche il modo di lasciare sedimenti, così da rendere fertile il terreno tutto intorno. Mi avete convinto sulla inopportunità delle forme classiche di documentazione che forse in questa fase finirebbero per essere coercitive o forzosamente definitiva, ma forse possiamo trovarne altre per far vivere l'idea, l'urgenza del confronto prima delle soluzioni, anche prima e dopo i pochi giorni dell'evento, per non dimenticarlo e – perché no – per poterlo ricordare a chi vorrebbe cavarsela facendo finta di niente.
In questo quadro l'idea della Voci lasciate sulle pagine del sito, mi pare ottima.
Grazie di cuore a Paolo, agli amici delle Torri dell'Acqua, a Stefano e Vincenzo, e a tutti i partecipanti.
ROBERTA GOTTARDI
- Mi sento di ringraziare tutti gli amici che ho rivisto o conosciuto alle Torri, nonché tutti quelli che si sono preoccupati di offrirci una calorosa ospitalità.
Anche per me è stata un’esperienza di dialogo e di condivisione, che mi ha dato la felicità che si prova nei momenti migliori di questo mestiere, quando si sente di vivere la propria passione insieme agli altri.
Questo a Budrio è avvenuto sia durante i workshop che durante i concerti: tutti momenti molto belli proprio perché mi sono sembrati finalizzati a comunicarla.
E’ una passione che fa talvolta faticare noi interpreti, ma quando finalmente riusciamo a trasformala in note su di un palcoscenico, capiamo perché è una delle ragioni della nostra vita.
E con piacere ho sentito parlare di “Musicologia contemporaneista” (parola che nemmeno il mio computer conosceva, visto che me la continua a correggere :-)
Quindi, avanti e alla prossima!
GEORGIA PRIVITERA
- In occasione del terzo mini-festival “Dialoghi sul comporre” tenutosi all'inizio del gennaio 2015, il Quartetto Maurice ha scelto di dare il suo contributo eseguendo il Quartetto n. 3 del compositore austriaco G. F. Haas, la cui realizzazione si svolge completamente al buio.
Il paese di Burdio ha aderito al concerto in maniera entusiasta ampliando il pubblico di “addetti ai lavori” al quale sono indirizzati principalmente gli incontri riguardanti la composizione.
La musica contemporanea ha certamente bisogno di un pubblico eterogeneo e motivato e questa occasione si è rivelata estremamente promettente.
Auguriamo a “Dialoghi sul comporre” di continuare a contribuire in modo significativo alla creatività e all'incontro tra compositori ed esecutori.
ANDREA SARTO
- “Dialoghi sul comporre" non sarebbe possibile se non ci fosse un posto in cui i compositori, gli strumentisti, i ricercatori, il pubblico - e da quest'anno i migliori musicologi - possano condividere e arricchirsi liberamente. Luogo e libertà sono due dei cardini importanti - oltre alla musica, ovviamente - ma aggiungo anche il senso di rispetto. Rispetto del tempo, del lasciare che le cose emergano da sole, che le energie si coagulino e si parlino con naturalezza e sincerità. Il luogo - le Torri dell'Acqua - , il lavoro paziente e forte dei suoi creatori fatto con i mezzi che ci sono e che devono essere alimentati sempre di più, le energie che sono attirate, il senso di condivisione e la voglia di fare il bene sono la radice di tutto questo. La musica può vivere anche negli anni a venire se non le manca la terra sotto ai piedi, se si allargano i confini del suo campo, se le risorse crescono e si impiegano per fare frutto, insistendo sempre senza stancarsi, amando quello che si fa, un passo alla volta. Questo, per me, è il punto.
DIALOGHI #5

DIALOGHI #4

DIALOGHI #3
